Le dimissioni rassegnate nei giorni scorsi da due ministri del nuovo governo di Barak Obama hanno fatto scalpore. In ambedue i casi le dimissioni sono state decise dai due ministri in autonomia, per evitare al nuovo governo il rischio di subire una perdita di credibilità a causa del loro comportamento fiscale. Tom Daschle, storico sodale di Obama e suo amico, era stato nominato alla sanità e avrebbe dovuto condurre la difficile ma decisiva partita per creare un sistema sanitario pubblico per tutti i cittadini. E’ emerso che aveva omesso, per anni, di dichiarare la disponibilità di un’auto di servizio messa a sua disposizione dalla società per cui lavorava prima di avere l’incarico politico affidatogli da Obama. Questa omissione gli aveva permesso di sottrarre al fisco 120.000 dollari. Quando la situazione è venuta a galla, Dashle ha pagato i 120.000 dollari più 12.000 di penalità, ma ciò non ha impedito al New York Times di consigliargli “un passo indietro”. Barak lo ha difeso, ma lui ha preferito andarsene per “non essere di disturbo in un momento critico per la storia della nazione” (come ha dichiarato il portavoce di Obama Robert Gibbs).
L’altro ministro dimissionario è Nancy Killefer, incaricata di monitorare la spesa pubblica per eliminarne gli sprechi. Nancy Killefer aveva omesso di pagare 946,69 dollari di contributi per la sua colf.
Il portavoce di Obama ha detto che i due ministri hanno deciso di ritirarsi perché hanno capito che i loro problemi fiscali erano “inconciliabili con gli alti standard che si è prefissa l’amministrazione Obama” e che “non si può imporre un esempio di responsabilità e poi accettare uno standard diverso da chi è al servizio dello Stato”.
Questi fatti hanno avuto un certo spazio sui giornali italiani, ma non ci sembra che a qualcuno sia venuto in mente di fare paragoni con lo stile praticato in Italia, ricordando, ad esempio, che nell’aprile scorso, in piena campagna elettorale, il capo dell’allora opposizione (e attuale presidente del Consiglio) ritenne opportuno affermare pubblicamente in un’assemblea dell’associazione dei costruttori che se le tasse sono troppo alte, come è il caso delle imprese in Italia, “mettere in atto procedure di elusione e a volte anche di evasione” può rispondere ad una sorta di “norma di diritto naturale”. (In Italia l’aliquota dell’imposta sulle imprese è stata ridotta al 27,5% dal Governo Prodi. Negli Usa la tassazione federale sulle corporation può arrivare al 35%, a cui si aggiungono le tasse dei singoli stati).
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