L’annuncio di interventi per 80 miliardi presentati dal governo come frutto di una concertazione internazionale per fronteggiare la crisi e la recessione, in realtà sembra solo parzialmente rispondente alle necessità dell’economia nazionale e sicuramente inidoneo ad incidere positivamente sul potere d’acquisto delle famiglie.
L’unica misura che si profila – e che, peraltro, è tutt’altro che scontata – riguarderebbe, secondo le anticipazioni che circolano, la possibilità di omettere o ridurre il secondo acconto Irpef da pagare entro il 30 novembre. Dal punto di vista dell’erario una misura del genere, che difficilmente sarà attuata, comporterebbe uno spostamento del gettitoda un periodo all’altro, dal momento che lo “sconto sarebbe comunque recuperato nella primavera 2009, quando le somme non versate adesso andrebbero ad aggiungersi a quelle che i contribuenti pagherebbero a saldo dell’imposta dovuta. Ma è da escludere che ciò rappresenti un vero aiuto ai contribuenti interessati, poiché il risparmio attuale si tradurrebbe in un rilevante appesantimento fiscale nell’anno prossimo, da tutti considerato l’anno in cui la crisi sarà più aspra. E in ogni modo, ammesso che ciò rappresenti un vantaggio, esso sarebbe comunque limitato alla platea dei contribuenti tenuti alla dichiarazione dei redditi escludendo la maggior parte dei cittadini che, in quanto lavoratori dipendenti, pagano le tasse mensilmente con la ritenuta sulla busta paga.
Quanto al resto, pure necessario, è difficile considerare come “novità” lo stanziamento di 16 miliardi per infrastrutture, dato che quei soldi – anzi, molti di più – sono già nella disponibilità della Cassa Depositi e Prestiti; né l’utilizzazione di fondi europei può figurare fra gli interventi del governo italiano. L’unico elemento incoraggiante sarebbe una vigorosa accelerazione nell’utilizzazione di quei soldi, ma su questo aspetto non si hanno molte indicazioni. Quello che resta, infatti, è il drastico taglio ai 63 miliardi di finanziamenti che il governo Prodi aveva già assegnato con un delibera Cipe del dicembre 2007, che il governo Berlusconi ha abrogato riducendone drasticamente l’ammontare a circa 52 miliardi e che adesso vengono richiamati inserendoli nel pacchetto di interventi presentati come nuovi.
In sostanza, le uniche misure effettive, di indubbia utilità, riguarderebbero – sempre secondo le anticipazioni che circolano - il sostegno al consorzio fidi per le piccole e medie imprese e alcuni possibili sgravi per le imprese, oltre alla sottoscrizione di obbligazioni emesse dagli istituti di credito che ne ravvisino l’utilità.
In sostanza, dunque, di questi 80 miliardi annunciati poco o niente sarebbe frutto di un nuovo intervento: ciò può rassicurare dal punto di vista della tenuta della finanza pubblica, poiché il bilancio dello stato non ne verrebbe appesantito (anche se l’idea di estendere il criterio di cassa per i versamenti Iva minaccia di produrre perdite serie all’erario anche per l’inevitabile facilitazione dell’evasione), ma offrirebbe scarsissime garanzie di un’effettiva efficacia nel contrastare la sofferenza dei bilanci familiari e la recessione in atto. Con la non trascurabile chiosa dell’annuncio – implicito nell’intenzione dichiarata di collegare gli aumenti delle tariffe agli investimenti effettuati – che viaggiare in autostrada costerà di più.
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