Di Vincenzo Visco
Il grave incidente di percorso dell’Inps ha creato sconcerto e polemiche. Non c’è dubbio che si è verificata una sovrastima delle capacità del sistema di assorbire la mole di richieste che si sarebbe presentata, e una carenza di programmazione tecnica per diluire e smaltire gradualmente le domande. Tuttavia alla base dell'esplosione simultanea delle richieste vi è la modalità con cui sono stati scritti gli articoli 27 e 28 del decreto. In essi è prevista la tradizionale clausola di copertura a “rubinetto” che il Tesoro (Ragioneria) inserisce ormai in modalità automatica in tutte le norme di spesa: “l’indennità di cui al presente articolo è erogata dall’Inps, previa domanda, nel limite di…… euro per l’anno 2020”. Ciò significa che se si esauriscono i soldi previsti, gli ultimi arrivati sarebbero esclusi, salvo integrazione successiva degli stanziamenti. E’ comprensibile quindi che tutti abbiano cercato di “arrivare primi”, con gli esiti che abbiamo visto.
E’ incredibile che nella situazione attuale e tenendo presente la natura del provvedimento si sia voluto introdurre un tetto alla spesa del tutto non necessario anche ai fini della copertura. Si è verificato quindi un duplice black out, uno tecnologico e l’altro burocratico. Lungi dal voler giustificare l’Inps, neanche il Tesoro è privo di colpe. Ma in ogni caso le polemiche, le richieste di dimissioni ecc. appaiono comunque eccessive nella situazione di emergenza.
Leave a comment