Fuga "legalizzata" dalle imposte rende dati sull'evasione meno credibili

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Gennaio 2024

L’evasione fiscale di massa è il principale problema del fisco italiano, come confermano i dati ufficiali che il Governo pubblica annualmente ormai da diverso tempo. Tuttavia, nel dibattito delle ultime settimane si è fatta strada la convinzione che il fenomeno sia in riduzione in maniera statisticamente rilevabile (e anche rilevante). Questa convinzione merita una verifica. Per quanto riguarda l’Iva è certo che l’introduzione di apposite misure quali lo split payment e il reverse charge, hanno determinato una rilevante riduzione della possibilità di evasione da parte dei contribuenti e un corrispondente aumento di gettito per l’erario.

Nella stessa direzione è andata l’introduzione della fatturazione elettronica che tuttavia sembra aver prodotto risultati di gran lunga inferiori a quelli potenziali. Ciò è probabilmente collegato al fatto che per ragioni organizzative ed operative riguardanti il funzionamento concreto e la gestione dell’imposta, non è possibile operare il controllo tra fatture emesse e ricevute in maniera automatica ed in tempo reale. Sarebbe quindi opportuno introdurre le modifiche legislative ed amministrative necessarie perché ciò possa avvenire come modalità ordinaria di funzionamento dell’imposta.

La riduzione dell’evasione dell’Iva non sembra tuttavia essersi tradotta in una minore evasione dell’Irpef come pure era lecito attendersi, e la perdita di gettito dell’imposta secondo le ultime rilevazioni effettuate risulta superiore ai 30 miliardi. Questa però è una cifra ingannevole dal momento che essa non comprende l’evasione attribuibile ai contribuenti che hanno optato per il regime forfettario, che sono esclusi dal calcolo e che ormai rappresentano poco meno del 50% di tutti i contribuenti Iva. Ciò significa che assumendo la stessa propensione all’evasione, ed applicando a tutti le aliquote Irpef, l’evasione dell’imposta risulterebbe circa doppia. Ma anche se si tenesse conto del fatto che i forfettari pagano in base ad un’unica aliquota di solo il 15%, si dovrebbero considerare circa 20 miliardi di evasione in più rispetto alle stime ufficiali, sicché l’evasione complessiva tornerebbe ad essere superiore ai 100 miliardi. Ne deriva che le valutazioni ufficiali stanno perdendo attendibilità e credibilità rispetto alla realtà del fenomeno studiato e anche rispetto al passato.

In sostanza, emerge un fatto ovvio: se si riducono le aliquote di un’imposta, anche se i comportamenti concreti non cambiano, e la base imponibile sottratta al fisco rimane la stessa, l’evasione risulterà essersi ridotta. Del resto, se si abolisse del tutto un’imposta la sua evasione sarebbe per definizione pari a zero. Ciò significa anche che il progressivo svuotamento dell’imposta e l’adozione di regimi sostitutivi e preferenziali con aliquote ridotte e proporzionali hanno anche essi avuto l’effetto di ridurre anche le stime dell’evasione. I dati, quindi, vanno considerati con prudenza e non sono (più) pienamente rappresentativi. Nella valutazione del fenomeno andrebbero sempre considerati anche gli effetti dell’erosione della base imponibile dell’imposta e la perdita di gettito ad essa collegata se si vogliono comprendere non solo gli effetti sul bilancio pubblico, ma anche l’entità delle disparità di trattamento tra contribuenti, e in particolare tra lavoratori dipendenti ed altri contribuenti a parità di reddito.

Un’ultima considerazione può essere utile. È stato appena introdotto il concordato preventivo, un meccanismo che consente un accordo tra fisco e contribuenti per quanto riguarda i redditi dichiarati e le imposte da pagare. I partecipanti all’accordo sarebbero quindi in regola col fisco e con le leggi, e non potrebbero essere considerati evasori, né tanto meno sottoposti a verifica. Saranno anche esclusi dalle statistiche sull’evasione? Concludendo sembra che siamo di fronte ad un raffinato meccanismo di progressiva riduzione contabile dell’evasione nel nostro paese, senza che in realtà nulla sia cambiato. Quel che appare certo è che l’evasione complessiva rimane ben superiore ai 100 miliardi di euro. Anzi è possibile (probabile?) che negli ultimi anni essa sia addirittura aumentata e non diminuita.

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