Nens: arriva anche in Italia la raccolta firme europea per tassare le grandi fortune

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Ottobre 2023

Quasi 16 miliardi da utilizzare per la sanità pubblica, la scuola, la transizione ecologica, il contrasto alla povertà. Senza tagliare gli stanziamenti per altre voci del bilancio. È la cifra che lo Stato italiano avrebbe a disposizione introducendo una mini tassa sul patrimonio dei 50mila contribuenti più facoltosi: lo 0,1% che sta in cima alla piramide sociale e che a partire da metà anni Novanta ha visto la propria “fetta” salire dal 5,5 al 9,2% della ricchezza nazionale. Allargando la platea allo 0,5% più ricco, il gettito salirebbe a 23 miliardi. Potrebbe essere questo il punto di caduta della raccolta firme La Grande Ricchezza lanciata oggi da Oxfam a supporto della campagna europea Tax the rich, che chiede alla Commissione di istituire un’imposta europea sui grandi patrimoni.

Il testo della proposta, scritto da economisti come Thomas Piketty e attivisti come Marlene Engelhorn di Millionaires For Humanity, spiega che l’imposta dovrebbe colpire la “ricchezza in eccesso” e il gettito verrebbe destinato a investimenti per sostenere la transizione ecologica e l’inclusione sociale nei Paesi membri, oltre che per integrare gli stanziamenti per cooperazione allo sviluppo e finanza climatica. Non propone uno specifico modello di imposta, cosa che spetterebbe all’esecutivo Ue. Oxfam, che promuove la raccolta firme in Italia insieme a Campagna Sbilanciamoci, le associazioni Nens e Rosa Rossa e Tax Justice Italia, con Il Fatto come media partner, a titolo di esempio ha ipotizzato alcune possibili strade.

Come disegnare l’imposta: due proposte – La più conservativa prevede che l’imposta sia applicata solo allo 0,1% più ricco. In Italia per far parte del gruppo bisogna avere un patrimonio netto di almeno 5,4 milioni di euro. Tre i possibili scaglioni: da 5,4 a 8 milioni, da 8 a 20,9 milioni e sopra i 20,9 milioni, soglia sopra la quale c’è uno 0,01% di Paperoni. Fissando le rispettive aliquote marginali all’1,7%, 2,1% e 3,5%, quelle proposte di recente dall’organizzazione Tax Justice Network ispirandosi al tributo straordinario sulla ricchezza in vigore in Spagna, il gettito potenziale per l’Italia sarebbe appunto di 15,7 miliardi all’anno. Si potrebbe salire a 23 miliardi applicando le stesse aliquote a una platea più ampia, lo 0,5% più ricco pari a 250mila persone, con scaglioni da 2,3 a 5,4 milioni, 5,4-8 milioni e sopra 8 milioni (lo 0,05%). Nel primo caso ci sarebbe comunque una franchigia di 5,4 milioni, nel secondo di 2,3: vale a dire che sarebbe tassata solo la ricchezza superiore a quelle soglie. L’imposta sostituirebbe Imu, bollo auto e imposta sui conti correnti e sui depositi titoli.

In alternativa si potrebbero adottare aliquote dell’1%, 2% e 3%, come nella proposta elaborata nel 2020 dagli economisti Emmanuel Saez, Gabriel Zucman e Camille Landais – che ipotizzavano però di colpire una fascia più ampia, l’1% più ricco – per finanziare la risposta al Covid. I ricavi per l’Italia ammonterebbero a 13,2 miliardi l’anno se a pagare fosse lo 0,1% più facoltoso e 17,85 miliardi in caso di applicazione allo 0,5%. La scelta spetterebbe alla politica.

Verso un sistema davvero progressivo – “Un’imposta del genere permetterebbe di generare risorse tutt’altro che trascurabili. A maggior ragione in una fase in cui le necessità di spesa sono tante, mentre lo spazio fiscale è ridottissimo e mancano coperture per provvedimenti che farebbero la differenza per la vita dei cittadini”, spiega Mikhail Maslennikov, policy advisor su giustizia fiscale di Oxfam Italia. “L’imposta permetterebbe inoltre di rallentare la crescita della concentrazione dei patrimoni e contribuirebbe a ridurre, se non addirittura a superare, la paradossale situazione per cui i percettori di redditi più elevati versano in Italia imposte dirette, indirette e contributi inferiori, in proporzione al reddito, a quanto corrisposto da chi ha redditi più bassi. Una distorsione inaccettabile in palese contrasto con il dettato costituzionale e il nostro patto di cittadinanza”. Per ridurre il rischio di evasione o elusione, continua, occorrerebbe “evitare di offrire esenzioni per specifici asset, tassando anche i capitali detenuti in società non quotate o trasferiti in trust“. Quanto all’altra possibile obiezione, la fuga dal Paese per evitare la tassazione, per eliminare il problema basterebbe prevedere “robuste forme di exit taxation in caso di cambio di residenza fiscale. Una barriera o un disincentivo alla fuga dei capitali”.

Tabù per la politica. Ma due italiani su tre la vogliono – In Italia la patrimoniale è un tabù per la maggior parte delle forze politiche, con l’eccezione di Sinistra italiana. Una parte del Pd ha però di recente votato in Parlamento europeo a favore di un’imposta da applicare in tutta l’Unione. Il Movimento 5 Stelle si è espresso contro, anche se il vicepresidente Mario Turco si è detto d’accordo con un’iniziativa del genere se “globale”. I cittadini sono assai meno timidi sul tema: da un’indagine Eurobarometer condotta nel 2022 è risultato che il 67% vorrebbe un prelievo sui più ricchi per finanziare misure di supporto alle fasce più povere della popolazione. E nel 2021 due terzi dei rispondenti italiani a un sondaggio commissionato all’istituto Glocalities da Millionaires for Humanity e Tax Justice Italia si sono detti d’accordo con un’imposta dell’1% sui patrimoni netti superiori a 8 milioni. Il sostegno è risultato trasversale: 65% tra gli elettori della Lega, 77% tra quelli del Pd e del Movimento 5 Stelle, 59% in casa Fratelli d’Italia, 66% tra i forzisti.

Come partecipare alla raccolta firme – Tax the rich è una Iniziativa dei Cittadini Europei, istituto che permette di proporre nuovi atti legislativi che la Commissione è tenuta a prendere in considerazione, rispondendo formalmente ai proponenti, se si raggiunge un milione di sottoscrizioni in almeno sette Paesi (53.380 in Italia). Per arrivare al risultato c’è un anno di tempo. Si può partecipare accedendo al sito della Commissione Ue: trovate il link sul portale La Grande Ricchezza di Oxfam. Possono firmare tutti i cittadini Ue maggiorenni, compilando un modulo in cui vanno indicati nome e cognome, cittadinanza ed estremi di un documento.

 

 

 

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