Italia digitale: da modello europeo a fanalino di coda

Novembre 2018

Di Gilberto Ricci.

In un articolo del Corriere della Sera del 10 ottobre u.s. è riportata un’ intervista a Diego Piacentini Commissario per l’Agenda Digitale nella quale si illustrano le nuove applicazioni per i servizi pubblici volte a migliorare i rapporti con la P.A., applicazione che  potrebbe essere utilizzata anche per i controlli  sul reddito di cittadinanza. L’articolo tuttavia non dà informazioni sulle modalità dell’applicazione che consentono la gestione e il controllo  degli aventi diritto. L’intervista fa anche riferimento alla Anagrafe nazionale dei cittadini, non ancora completata per la resistenza di alcuni Comuni,  che è stata, tra l’altro,  sviluppata basandosi sulle strutture e sulle soluzioni della Sogei. Infine si parla anche  dei  pagamenti verso la P.A. che ricalca peraltro soluzioni, già in atto da tempo tra il cittadino e la propria banca, per pagare tasse, multe, bollo auto, bollettini, ecc. ed effettuare trasferimenti di denaro.  

Tutto ciò, quando le applicazioni saranno a regime, porterà senz’altro dei vantaggi per la P.A. e il cittadino facendo fare un ulteriore passo avanti verso L’Italia digitale. Però, per migliorare nettamente i servizi pubblici e dare uno slancio allo sviluppo tecnologico del nostro Paese, avrebbero potuto (e dovuto) essere introdotti in questi anni, anche sulla base di idee e progetti di cui si parlava un decennio fa, delle soluzioni e applicazioni più avanzate e innovative.

Chi scrive è stato Amministratore Delegato e Presidente di Sogei e di Finsiel e di I.T. Telecom. In Sogei, sulla base delle indicazioni politiche del Ministro Vincenzo Visco, fu progettato e realizzato il Fisco Telematico (portando tutti gli adempimenti in rete in sostituzione di circa 400 milioni di documenti cartacei che pervenivano ogni anno all’A.T.), modificando interamente il paradigma del servizio pubblico, trasformando l’Amministrazione Finanziaria da semplice ricevitore e controllore di documenti cartacei in un centro propulsivo di servizi coordinati e coerenti agli Enti locali, agli operatori e ai cittadini. Tra l’altro il Fisco Telematico con l’introduzione del modello unico con i dati  fiscali, previdenziali e dell’Inail costrinse il contribuente ad una analisi e una coerenza ex- ante dei dati da dichiarare ad un unico organismo e in un’unica scadenza che comportarono risultati straordinari per la finanza pubblica con rilevanti aumenti di gettito fiscale dell’ordine di 30 mila miliardi di lire e un incremento del 15% del gettito dell’Inps e di quello dell’Inail.

Su questa base si doveva costruire il sistema del futuro per il rinnovamento della P.A. allargata: tutto in rete, interfacce uniche, procedure unificate, sistemi tecnologici integrati, semplificazione degli adempimenti, incremento del gettito con una più agevole azione di contrasto all’evasione, disponibilità di nuovi servizi, ausilio agli enti locali impreparati a gestire l’innovazione, sviluppo tecnologico delle imprese che entravano in contatto con il sistema integrato, sviluppo di una nuova classe di funzionari pubblici, soprattutto locali, che dovevano costituire il front-office della P.A. allargata verso i cittadini. Eravamo all’avanguardia in Europa (nei convegni internazionali tutti parlavano del modello tecnologico italiano), oggi siamo diventati gli ultimi. Il nuovo Governo, che si insediò a metà 2001, (Ministro G. Tremonti) non proseguì sul piano tracciato, ma su pressioni delle diverse lobby (consulenti del lavoro, commercialisti, fornitori di tecnologie) snaturò il progetto e lo stesso modello  unico venne ricondotto alla sola dichiarazione dei redditi fiscali.

Il fermento di quel periodo (inizio anni 2000) portò anche a ideare altri grandi progetti che se fossero stati realizzati avrebbero consentito al nostro Paese un salto tecnologico enorme con ricadute positive sulle organizzazioni pubbliche, sulla burocrazia e soprattutto sulla collettività. Di seguito sono riportati alcuni esempi di progetti strategici ipotizzati e proposti alcuni anni fa che non sono mai stati realizzati e che tutt’ora presentano la loro attualità e validità.

Unificazione fisco previdenza lato entrate
Tale progetto prevede di unificare il sistema di gestione dei contributi previdenziali e il sistema di gestione delle imposte sotto un unico soggetto. Questa innovazione non consente solo riduzione dei costi di gestione ma introduce meccanismi di semplificazione verso i contribuenti, che devono raccordarsi con un’unica interfaccia , e una notevole riduzione dell’evasione fiscale e contributiva in quanto costringe il contribuente ad una analisi e ad una coerenza dei propri dati da dichiarare ad un unico organismo. Con tale sistema sarebbero unificati tutti i processi di pagamento, riscossione, accertamento, incasso coattivo e contenzioso, nonché i servizi di consultazione e di assistenza ai contribuenti.
Il processo di integrazione tra i sistemi delle fiscalità e della previdenza permetterebbe di ottenere grandi risultati: nuovi servizi, riorganizzazione delle strutture burocratiche, semplificazione degli adempimenti  dei cittadini e delle imprese, un grande centro studi per l’economia nazionale, un rilevante supporto tecnico e informativo agli enti locali e ad altre grandi strutture pubbliche come la sanità, l’istruzione e l’agricoltura.
Si avrebbe un andamento crescente del gettito tributario e previdenziale (si riscuote meglio e di più, migliora l’accertamento  e il recupero dell’evasione), la collettività ha migliori servizi, si crea maggior trasparenza nei comportamenti dei funzionari pubblici, si riduce la spesa pubblica, si promuove lo sviluppo tecnologico perché tutti hanno rapporti con il fisco e la previdenza, si mette in moto un processo di cambiamento dell’intero Paese.

Controllo della spesa sanitaria
Già nella finanziaria per il 2001 era stato previsto un sistema  in rete dei medici, farmacie e laboratori di analisi e degli organismi regionali e centrali per il controllo delle prescrizioni della effettiva esecuzione della prestazione e del successivo pagamento delle richieste emesse dalle farmacie e dai laboratori di analisi.
Qualcosa è stato fatto ma non si è completato il progetto con la possibilità da parte della Asl di verificare l’effettiva esecuzione della prestazione prima di liquidare le richieste di pagamento e con la comunicazione annuale al cittadino di tutto ciò che risulta eseguito dal servizio sanitario nazionale in merito a prestazioni e spese che lo hanno riguardato: ciò, attraverso il suo diretto controllo, avrebbe limitato le truffe e contenuto i costi.

Dichiarazioni fiscali
Partendo dalla considerazione che la dichiarazione dei redditi rappresentano un problema per la gran parte dei contribuenti italiani che devono ricorrere ad un intermediario per la compilazione e per la trasmissione e che il numero eccessivo di dichiarazioni rappresenta un problema anche per l’Agenzia delle Entrate, potrebbero essere introdotte alcune innovazioni:

-La dichiarazione potrebbe essere eliminata per una fascia di soggette minimi i quali dovrebbero presentare esclusivamente un foglio con i dati anagrafici, il codice fiscale e l’indicazione del limite di volume d’affari o di reddito che da diritto all’esenzione.
 
- La dichiarazione precompilata per i dipendenti e i pensionati, che è stata recentemente realizzata con 10 anni di ritardo rispetto al suo annuncio in Parlamento da parte del ministro visco (2007), e utilizzata con crescente successo dai cittadini, potrebbe essere integrata con altre informazioni che danno diritto a deduzioni e detrazioni per evitare al massimo l’intervento del contribuente e confermare la dichiarazione così come proposta dall’Agenzia delle Entrate.

 -Ulteriori semplificazioni derivano dalla introduzione nel 2007-08 di un regime forfettario per i contribuenti minori, lavoratori autonomi e ditte individuali, con un volume d’affari inferiore ad un limite predefinito. Tali contribuenti  pagano un’imposta sostitutiva, determinata per fasce, che sostituisce l’iva, l’Irpef e l’Irap. La dichiarazione deve riportare semplicemente i dati anagrafici, il codice fiscale, il volume d’affari e l’imposta sostitutiva (determinata con una semplice moltiplicazione dell’aliquota al volume d’affari).  Il regime forfettario è stato però esteso in maniera eccessiva dal Governo Renzi e dal Governo giallo-verde, con seri rischi per la parità di trattamento dei contribuenti.
 

-La proposta di dichiarazione per le attività economiche. Oggi l’Anagrafe tributaria possiede informazioni relative al patrimonio (immobili, veicoli, imbarcazioni, ecc.) i dati sulle operazioni di compravendita effettuate, sugli atti registrati, sui contratti di affitto e di assicurazioni, sulle utenze, ecc.; sono noti anche i dati strutturali dell’attività svolta e le informazioni sulle spese rilevanti effettuate.  Tutte queste informazioni, unite a quelle fornite dai sostituti d’imposta e a quelle sui conti correnti nonché quelle discendenti dalla fatturazione elettronica consentirebbero all’amministrazione finanziaria di formulare, al contribuente che esercita una attività economica, una proposta per condividere con trasparenza quello che ci si aspetta da lui nella denuncia del redditi. La proposta di dichiarazione aiuta e facilita il contribuente e lo stimola  a dichiarare correttamente il proprio imponibile ed è la base per garantire un elevato livello di adesione e consentire di ricondurre la fase repressiva di accertamento nei limiti propri di tale attività. Questa innovazione consente naturalmente un forte recupero dell’evasione.

Avviso cumulativo (Tax planning del cittadino)
Oltre alla dichiarazione dei redditi il contribuente  è soggetto annualmente ad un complesso numero di adempimenti che creano un rapporto macchinoso con l’Amministrazione pubblica allargata e  che concentrati in due periodi dell’anno (giugno e dicembre) creano anche problemi di liquidità. Potrebbe essere concepito un sistema incentrato su una comunicazione al cittadino, ad inizio anno, che riporta tutto quanto il cittadino deve pagare all’Amministrazione finanziaria , alle Regioni, ai Comuni ed eventualmente ad altri enti, per imposte e contributi con importo predeterminato, cioè per gli importi che le amministrazioni sono in grado di determinare senza ricorrere al contribuente.  Si tratta di un avviso cumulativo che riepiloga ad esempio: imu, tarsu, tosap, per i diversi Comuni, tassa auto per le Regioni, contributi camerali, contributi obbligatori a consorzi, ecc. In base all’importo complessivo da pagare viene già predefinito il numero di rate da 1 a 12. L’ente riscuotitore ripartisce la somma incassata per i diversi organismi che hanno comunicato il carico delle imposte  e dei contributi.
Otre a semplificare strutturalmente il rapporto tra P.A. ai diversi livelli e cittadino, con criteri di trasparenza, efficienza, certezza degli obblighi, la soluzione proposta comporterebbe una serie di ulteriori vantaggi: unificazione dei processi e delle riscossioni, riduzione di evasione da dimenticanza, riorganizzazione dei sistemi fiscali degli Enti e una profonda riduzione dei costi di gestione.

Gestione del Territorio
Sulla gestione e analisi del territorio del nostro Paese  intervengono più amministrazioni pubbliche: i Ministeri dell’Economia (Catasto), dell’Agricoltura, dell’Ambiente, della Difesa, degli Interni, Dipartimento della Protezione Civile, e naturalmente le Regioni e gli Enti Locali.
Ogni organizzazione ha un proprio sistema che registra i dati in forma cartografica. Tali sistemi sono costosi sia per la gestione che per l’aggiornamento. Esistono appalti che insistono sullo stesso territorio affidati da ministeri e enti territoriali diversi agli stessi fornitori senza un minimo di coordinamento con sovrapposizioni di dati e di costi.
La gestione del territorio andrebbe affidata ad un unico ente con un unico sistema di informazioni cui possono accedere tutti gli organismi interessati per le informazioni e i servizi di competenza. La base potrebbe essere costituita dal sistema catastale che già, in alcuni casi,  opera in connessione con regioni e enti locali per le applicazioni fiscali. Tale sistema andrebbe arricchito con altri tematismi riguardanti i diversi settori interessati (colture agricole, discariche abusive, incendi boschivi, vincoli urbanistici, dissesti idrogeologici, ecc.). Il sistema unitario così organizzato può essere utilizzato con accessi in rete da altri ministeri a dalle regioni ed enti locali con impatto notevole sui servizi e sulla riduzione dei costi.

Sistema integrato delle banche dati
Il patrimonio di informazioni di natura fiscale accumulato nel corso degli anni dall’A. T. , costituito da banche dati di grandi dimensioni aggiornate in tempo reale, rappresenta un quadro completo delle attività economiche di tutta la popolazione attiva e dei diversi operatori. I dati raccolti in A.T. hanno consentito all’Amministrazione Finanziaria di sviluppare nel corso degli anni un portafoglio di servizi sempre più articolato, volto ad incentivare  lo scambio telematico dei dati con altre Amministrazioni centrali e gli enti periferici.
La Finanziaria 2007 (commi 56 e 57) aveva previsto l’istituzione di un sistema integrato di banche dati in materia tributaria e finanziaria  finalizzata alla condivisione e alla gestione coordinata delle informazione del settore pubblico per il monitoraggio e l’analisi della pressione fiscale e dell’andamento dei flussi finanziari. Nell’ambito del sistema unitario delle banche dati sarebbero resi disponibili a Regioni e Enti locali strumenti di analisi a supporto delle decisioni che consentono di svolgere attività di previsione e simulazione sull’impatto delle politiche fiscali locali e di gestione della spesa.
Il sistema integrato delle banche dati, utilizzato anche per l’azione di accertamento, consente di avviare un serio confronto sui dati delle dichiarazioni la cui inattendibilità è evidente, senza bisogno di grandi indagini, ponendo a confronto i dati dichiarati con quelli incrementati ed arricchiti dagli enti periferici.
La finanziaria 2007 prevedeva, oltre il sistema integrato delle banche dati,  una serie di interventi  nella logica di costruire un sistema di grande raccordo centro periferia per migliorare i servizi pubblici e l’operatività degli enti. In particolare: trasmissione alle Regioni dei dati relativi all’import/export del sistema doganale; trasmissione alle Regioni e ai Comini dei dati delle dichiarazioni dei redditi presentate nell’anno precedente dai contribuenti residenti; trasmissione telematica dei bilanci standard e dei dati di contabilità; trasmissione telematica all’agenzia del Territorio dei dati relativi ai controlli in materia IMU; decentramento catastale ai Comuni
Il piano degli interventi, che poteva costituire uno  stimolo rilevante  per lo sviluppo tecnologico del nostro Paese, con il cambio del Governo (al Mef arriva il Ministro Tremonti) venne  accantonato e non venne minimamente preso in considerazione.

Conclusioni
Nei primi anni duemila, dopo l’avvio del Fisco Telematico, altre organizzazioni (es. l’Inps) introdussero trasmissioni di dati e controlli in rete. Le idee e i progetti che in quegli anni venivano proposti e che in alcuni casi sono diventati leggi potevano essere ripresi, avviati, e utilizzati anche in parte; ma purtroppo non è stato così. Su tali materie è mancato un grande progetto da parte dei Governi successivi al 2008  e quindi le iniziative hanno proceduto lentamente, saltuariamente  e scoordinate. Si deve constatare che  la tecnologia evolve continuamente e cambia le organizzazioni e le modalità di lavoro e i modelli di comportamento sia del dipendente pubblico che della collettività. Il problema di fondo è che con l’evolversi della tecnologia andrebbero riorganizzate profondamente le competenze dello Stato e degli enti periferici. Gli uffici pubblici andrebbero ampiamente ristrutturati e accorpati per effetto dei servizi che i cittadini svolgono direttamente via rete dalla propria abitazione e per effetto dei nuovi modelli di servizio che via via vengono progettati e realizzati. Questo dovrebbe essere l’obiettivo di fondo dell’Agenzia dell’Italia Digitale.

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