Secondo i principi costituzionali di equità verticale e orizzontale, ai quali si dovrebbe ispirare il meccanismo di finanziamento dell’Erario italiano, il prelievo fiscale a parità di capacità contributiva dovrebbe essere uguale per tutti. Ma il sistema sembra ormai una maionese impazzita e quelli “più uguali” degli altri si identificano ormai in interi macrosettori.
La fotografia attuale della piramide dei contribuenti vede gran parte del lavoro autonomo e professionale - che si colloca largamente entro il tetto dei 65mila euro di ricavi lordi dichiarati - tassato con aliquote standard al 15 e al 5% grazie alla Flat tax introdotta nel 2019. L’aliquota media effettiva applicata sul reddito da lavoro dipendente e da pensione, si fissa invece nelle dichiarazioni 2019 rispettivamente al 19,25% e al 18,28%. Inoltre all’interno della curva dei redditi percepiti da queste categorie sottoposte senza scampo alla progressività e al prelievo alla fonte, l’aliquota marginale media oltre la fascia di esenzione per i redditi dai 17mila euro in su supera stabilmente il 40%.
Il ministero dell’Economia ha reso noti i primi dati ufficiali post lockdown sull’effetto che l’allargamento del regime forfetario ha avuto sul comportamento dei contribuenti. Le statistiche del ministero segnalano una generale diminuzione dell’incidenza dell’Irpef sul lavoro autonomo. I contribuenti che hanno avuto accesso al regime fiscale di vantaggio e al forfetario sono quasi il 47%. Il numero dei soggetti aderenti al nuovo regime forfetario sono circa 1,6 milioni, quasi il doppio dell’anno precedente. Oltre 800mila hanno presentato la loro prima dichiarazione nel 2019. Il reddito imponibile dichiarato in regime agevolato è pari a circa 20 miliardi, con un valore medio di 13.895 euro. L’imposta calcolata in base alle aliquote agevolate del 15 e del 5% è stata di 2,5 miliardi. Un altro effetto dell’elevazione del tetto dei ricavi del regime forfetario a 65mila euro riguarda i contribuenti interessati alle pagelle fiscali dell’Isa, in riduzione del 14% rispetto al 2018.
Il massiccio trasferimento dei lavoratori autonomi sotto l’ala della flat tax ha riguardato soprattutto i professionisti, che sono anche la categoria che conta ancora i maggiori contribuenti in regime agevolato Isa. Ma non è il solo primato in campo fiscale registrato da questo macrosettore nel 2019. I professionisti sono anche le “partite Iva” con il reddito medio più elevato con 65.620 euro (erano 54mila nel 2017), contro i 38mila denunciati in media da autonomi e imprese.
Le persone fisiche titolari di partita Iva che hanno presentato una dichiarazione dei redditi ai fini Irpef per l’anno d’imposta 2019 sono circa 3,7 milioni, in aumento rispetto al 2018 dell’1,2%. Sono imprenditori per il 33,7%, lavoratori autonomi (12,9%) e agricoltori (6,4%). Il reddito complessivo dichiarato dai titolari di partita Iva nel 2020, riferito a quanto realizzato nell’anno d’imposta precedente, ammonta a una cifra poco superiore a 88 miliardi e l’imposta netta, calcolata sull’imponibile, è scesa a 19 miliardi 682 milioni 478 mila euro. Il reddito complessivo dichiarato per il 2018 era stato di 98 miliardi 21 milioni e 892mila euro, dieci miliardi in più nonostante la parallela variazione positiva del Pil per quasi tutti i comparti nell’anno seguente. L’imposta netta calcolata aveva toccato quota 21 miliardi 869 milioni e 885mila euro, con uno scarto positivo di circa due miliardi rispetto all’anno successivo.
Sempre in base ai dati disponibili più recenti, sono stati 12,6 milioni i contribuenti che hanno registrato un’imposta netta uguale a zero nel 2018. Si tratta, ad esempio, di contribuenti con livelli reddituali compresi nelle fasce di esonero oppure che fanno valere detrazioni tali da azzerare l’imposta lorda. Inoltre vanno considerati i soggetti la cui imposta netta è stata interamente compensata dal bonus 80 euro.
Il quadro d’insieme dei contributori al gettito dell’Irpef 2019 che emerge dai dati messi a disposizione dal Mef è il seguente:
le detrazioni applicate sono state pari a 70 miliardi 178mila 278 euro,
L’imposta dichiarata al netto delle detrazioni è stata di 165 miliardi 116mila 802 euro
L’84,2% dei circa 41,5 milioni di contribuenti Irpef detiene prevalentemente reddito da lavoro dipendente o pensione, con una fedeltà fiscale molto elevata indotta dal meccanismo della ritenuta alla fonte.
Il 58% dei lavoratori dipendenti presta servizio presso società per azioni, srl e cooperative. In enti pubblici il 15%.
Solo il 6,4% del totale ha un reddito prevalente che deriva dall’esercizio dell’attività d’impresa o di lavoro autonomo.
La percentuale di coloro che detengono in prevalenza redditi da fabbricati è pari al 3,9%.
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