Privacy: Il Garante difende i cittadini dal virus e dallo Stato

Aprile 2020

Di Vincenzo Visco

Si è discusso nei giorni passati dell'opportunità di adottare anche in Italia un sistema di tracciamento e identificazione dei soggetti potenzialmente positivi al coronavirus per poterli individuare ed isolare per tempo. Questa procedura, utilizzata in Corea del Sud, sembra essere molto efficace, soprattutto se adottata all'inizio dell'epidemia, il che nella situazione italiana significa principalmente le Regioni del Sud, dove esistono ancora numerosi focolai isolati. Una tale scelta, tuttavia, comporta rilevanti problemi relativi al rispetto delle libertà individuali delle persone coinvolte, in quanto si richiederebbe di monitorare i loro spostamenti, le loro abitudini e comportamenti, i loro contatti, le loro amicizie. Si porrebbe in sostanza un formidabile problema di violazione della privacy dei cittadini che in tempi normali risulterebbe non solo inaccettabile, ma anche improponibile. Tuttavia sembra che il Garante della Privacy sia disposto in questo caso a collaborare e a non frapporre ostacoli eccessivi all'adozione della procedura. E non poteva essere altrimenti pena la rivolta dell’opinione pubblica. Questo caso può essere tuttavia utile per porre il problema più generale dei criteri che l'Autorità segue nell'esercitare la sua funzione nel nostro Paese e che richiederebbero molto spesso un delicato bilanciamento e contemperamento di interessi individuali e collettivi.
 
Ciò non sempre avviene, come testimoniato in un recente convegno organizzato da Nens il 25 febbraio, pochi giorni prima che l'epidemia divenisse un'emergenza nazionale, nel corso del quale è stato evidenziato come il Garante tenda in moltissimi casi a muoversi secondo modalità che non tengono nel dovuto conto esigenze di carattere generale interferendo e bloccando, per esempio, il Censimento Istat, interferendo negativamente con l'attività di ricerca delle Università e della Banca d'Italia, bloccando una procedura Inps per facilitare i controlli sulle assenze dal lavoro per assenteismo, e soprattutto interferendo, limitando, ritardando e impedendo sistematicamente l'attività di contrasto all'evasione dell'Agenzia delle Entrate, comportamenti sicuramente ispirati dalle migliori intenzioni, ma in contrasto con importanti esigenze collettive e spesso col buon senso. Sembra quasi che l'ispirazione del Garante sia soprattutto quella di difendere i cittadini dall'invadenza dello Stato secondo una logica di individualismo ideologico, piuttosto che cercare un ragionevole equilibrio tra esigenze pubbliche e private. Tanto più che è a tutti evidente l'abuso incontrollato delle informazioni personali da parte delle multinazionali del web. Speriamo che la vicenda coronavirus possa quindi fornire un contributo più generale.

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