Tornare a Tesoro e Finanze oppure nominare un viceministro responsabile del Fisco. Si parla della possibilità che il Ministero dell’Economia venga di nuovo diviso in due: Tesoro e Finanze, come è stato per lungo tempo. La cosa non deve sorprendere: nella storia d’Italia tutte e due le soluzioni sono state periodicamente adottate. L’assetto attuale fu deciso su mia iniziativa soprattutto al fine di uniformare l’assetto istituzionale italiano con quello prevalente negli altri Paesi europei dove spese, entrate e politiche di bilancio sono trattate unitariamente. A tal fine promossi l’istituzione delle Agenzie fiscali, per rendere possibile la gestione unitaria dei due apparati, fornendo autonomia organizzativa e gestionale alle Agenzie, e creando al tempo stesso il Dipartimento delle Politiche fiscali, incardinato nel nuovo Ministero, con compiti di coordinamento e indirizzo delle Agenzie. A consuntivo si può dire che la riforma delle Agenzie, rispetto ai precedenti Dipartimenti e direzioni Generali, ha avuto un rilevante successo, anzi è l’unica riforma della PA decisa negli ultimi decenni che ha avuto successo. Diverso è il giudizio sull’operazione complessiva. In realtà i compiti dei due ministri sono molto diversi: il Ministro delle Finanze ideale dovrebbe essere esperto di teoria della tassazione, diritto tributario, microeconomia, gestione aziendale, comunicazione; ha infatti a che fare, non solo col sistema di prelievo e con i suoi effetti sull’economia, ma anche con alcune decine di migliaia di dipendenti (civili e militari) e relativi sindacati, deve preoccuparsi del rapporto tra gli uffici, i contribuenti e i loro consulenti e sulle relative attività di lobbying, ha la responsabilità di gestione di uno dei più importanti sistemi informativi del Paese…
Il Ministro del Tesoro invece dovrebbe essere un macroeconomista, esperto di banche e politiche monetarie. Passa gran parte del tempo al telefono col presidente del Consiglio per coordinare l’attività di governo, e a resistere alle pressioni dei ministri di spesa. Deve partecipare agli Ecofin, ai G7, ai G20, e quindi svolgere una non trascurabile attività diplomatica, deve seguire le imprese e le partecipazioni pubbliche, scrivere le leggi di bilancio….Un’attività massacrante e in gran parte incompatibile con quella di responsabile delle Finanze. La conseguenza è che il Ministro unico è portato a concentrarsi sulla funzione politicamente più importante, trascurando l’altra che viene di fatto delegata ai capi di gabinetto o ai sottosegretari. Ne deriva che le Agenzie, lasciate praticamente a sé stesse, tendono ad assumere un ruolo politico autonomo, come risulta dalle continue convocazioni in Parlamento dove in verità dovrebbe rispondere il Ministro, mentre al tempo stesso l’amministrazione più forte, quella del Tesoro (con la Ragioneria), tende a prevalere sull’altra. Insomma, l’assetto attuale non funziona bene, anche perché il Dipartimento delle Finanze non ha assunto il ruolo che avrebbe dovuto avere di supremazia politica e di indirizzo nei confronti delle Agenzie. In conclusione, l’assetto attuale va ripensato, e non si tratta di decidere solo se dotarci di uno o due ministeri. In ogni caso, se si optasse per mantenere l’organizzazione attuale, sarebbe necessario nominare un unico viceministro responsabile di tutto il settore Finanze, compresa la Guardia di Finanza, che, una volta concordati gli indirizzi politici generali col Ministro dell’economia, sia responsabile in modo autonomo del settore. E’ anche probabile che servirebbero due distinti uffici legislativi, e articolazioni di gabinetto adeguate. Comunque è bene che ci sia una discussione sulla materia.
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