Cuneo fiscale finanziato in disavanzo, così lo Stato si fa carico degli aumenti salariali

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Maggio 2023

Da tempo sindacati, Confindustria e più o meno tutti i partiti chiedevano un intervento di riduzione del cuneo fiscale e in particolare dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori, in modo da ottenere sia un aumento della retribuzione netta che una riduzione del costo del lavoro. Per quanto l’Italia in Europa si collochi solo al quinto posto per la dimensione del cuneo, dopo Belgio, Germania, Francia e Austria, l’intervento può essere considerato opportuno. Tuttavia, esso è stato realizzato in maniera discutibile e senza la comprensione delle ragioni di fondo che lo rendono necessario. Innanzitutto, si tratta di una manovra temporanea che dovrà essere resa permanente, il che comporterà il reperimento di oltre 10 miliardi su base annua. Inoltre, essa avviene in disavanzo, anzi a seguito di un apposito scostamento di bilancio, cosa che nessuno ha segnalato o criticato, considerando per giunta naturale che debba essere la Stato a farsi carica degli aumenti salariali.
 
Ma la questione di fondo è più importante e riguarda tutti i Paese Europei, e non solo. Infatti, i sistemi fiscali oggi in vigore sono un’evoluzione di quelli costruiti nel secondo dopoguerra, quando la quota dei redditi da lavoro sul valore aggiunto complessivo superava il 65%. Oggi in molti Paesi essa a stento raggiunge il 50%. Ciò fa sì che sistemi di prelievo basati essenzialmente sull’imposta sul reddito e i contributi sociali entrino in crisi, e in particolare il lavoro risulti penalizzato. Con lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, la situazione è destinata a peggiorare. Ciò significa che ai fini del finanziamento del welfare sarà necessario cambiare la struttura del prelievo, ridurre le imposte sul lavoro ed aumentare quelle sulle altre componenti del valore aggiunto, cosa politicamente non banale, e che nessuno pensa di fare. Inoltre, l’aumento delle retribuzioni nette che deriva dalla manovra è ridotto rispetto all’aumento dei prezzi intervenuto negli ultimi mesi, il che pone un’altra questione: se è giusto evitare una rincorsa prezzi-salari, diventa necessario redistribuire guadagni e perdite del processo inflazionistico tassando gli extraprofitti e sussidiando i salari fino al riassorbimento del processo inflazionistico, in modo da rendere socialmente accettabili le perdite inevitabili derivanti dallo shock energetico, senza confondere misure strutturali, come dovrebbe essere quella sul cuneo, con misure transitorie di emergenza.

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